Food for Soul

E’ tempo di sognare. Insieme.

di Silvestro Montana

Vorrei essere un grande pianista.
Porterei il mio pianoforte tra le colline di rifiuti di Korokocho a Nairobi, tra quelle di Smoking Mountain a Manila, negli slums di New Dheli e nelle favelas di Sao Paulo. E suonerei per quell’umanità dolente, la mia grande famiglia, il meglio di Chopin, di Mozart e di Beethoven.

Vorrei essere il più grande dei pittori e appendere le mie opere tra le nuvole bianche dei loro cieli senza risposte.

La bellezza, l’arte devono essere di tutti.

Vorrei essere il più ricco degli uomini.
Distribuirei agli ultimi della terra tutte le mie ricchezze. Davvero tutte.
Mi sentirei, senza un solo soldo in tasca, per davvero il più ricco degli uomini.

La ricchezza deve essere di tutti.

Vorrei anche essere il più grande degli scienziati.
Vorrei trovare le cure di questo ultimo male che affligge il mondo e rivelarne la formula all’intera umanità. Anche se mi offrissero una fortuna per riservarla agli azionisti di una potente casa farmaceutica o al governo di una sola nazione.

Subito dopo mi darei da fare a trovare le cure per i mali, tutti gli altri, che ogni giorno, e da tempo, uccidono molte più vittime di quante ne fa oggi la piaga oscena del coronavirus. Sono i mali che abbiamo reso eterni per i poveri. Di loro non interessa a nessuno. A me ,sì.

La salute è un diritto universale.

Vorrei essere un tiepido vento di primavera e carezzare i volti, asciugare le lacrime, quante lacrime, di chi soffre per l’ingiustizia. E vorrei essere un uragano, il più potente di tutti, per spazzarle via quelle ingiustizie e i loro avidi e osceni padroni.

La giustizia è diritto di tutti. La ribellione è diritto di tutti.

Vorrei lavare piatti in un lebbrosario, fare il clown per i bambini di strada, preparare un piatto di minestra e offrire un abbraccio a tutte le vittime dello sfruttamento sessuale. Gli ultimi, i disprezzati, i miei più amati.

Vorrei zappare la terra con le donne della Cambogia, del Mozambico e della Bolivia. Loro la amano la terra. Non la rapinano. La curano, si cibano soltanto dei suoi frutti.

Madre Terra va amata, rispettata. E’ la nostra unica e vera casa.

Vorrei aiutare gli uomini cavallo di Haiti, tirare con loro, sudando come una fontana, le loro pesanti carrette. Quelle carrette sono pane e vita, dignità. Quella rubata da troppo tempo a chi davvero porta avanti, ogni giorno, il peso della vita di tutto il mondo.

Ogni essere umano è importante. Più prezioso del più fantastico diamante.

Lo so bene che sembrano sogni. Poveri sogni di un menestrello innamorato della vita e della sua specie, la colorata, grazie a Dio, famiglia umana e soprattutto di chi è stato lasciato vigliaccamente indietro.

Ma…

Quando finalmente spunterà di nuovo il sole, quando la tempesta, di questa nuova peste, sarà finita, chissà, forse ora che dolorosamente scopriamo ciò che davvero conta nella vita, quanto sia bella e calda la parola insieme, davvero insieme, non ricominceremo come prima. Prima, anzi, ci farà orrore.

Ricominceremo insieme, sogneremo insieme, donne e uomini, di mille colori e lingue, diversi uno dall’altro, perché i colori sono sono tutti belli e non vorremo perderne nessuno, perché le voci, tutte insieme, tutte diverse, non sono fastidioso rumore.

Sono un canto meraviglioso che rompe le carceri odiose di questo assurdo e feroce silenzio, di questo buio infame, che in questi giorni ci circondano, che puzzano di morte, di paura.

E i nostri sogni, finalmente sognati insieme, non faranno più sorridere i benpensanti, i vili, gli egoisti. Faranno invece tremare i potenti della Terra. Ripuliranno per davvero il mondo, lo faranno nuovo e bello, e lo restituiranno a tutte le donne e tutti gli uomini.

Come è giusto che sia.

Fonte: RAIAWADUNIA


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