‘Fin dai tempi dei primi uomini vi è stata un’opposizione tra natura e cultura e ora più che mai dove la cultura ha generato strati di memorie, l’uomo ha perso il suo contatto naturale con la terra e con il pianeta e di conseguenza anche la sua profonda connessione con se stesso, con la propria verità, la propria vera natura.
In passato vi era la possibilità di essere in armonia con i cicli universali, con il tempo atmosferico, con le stagioni, con il ciclo naturale dell’anno e con i propri cicli corporei. Ora purtroppo con la velocità a cui siamo sottoposti questi cicli sono snaturalizzati, destrutturati, intrappolati e ingarbugliati in una cultura che soffoca l’anima.
L’uomo selvaggio, o la donna, è il simbolo archetipico dell’antico uomo in grado di essere connesso alla natura, di leggere gli omen e i simboli dell’Universo. L’uomo selvaggio prega per la notte e per il giorno, prega per il proprio risveglio interiore, per il risveglio continuo e naturale delle cose; la Terra è sua madre, il Cielo è suo padre. Il Divino è dentro di lui. Non ama vestirsi di gabbie, ma i suoi abiti sono la sintonia e la simbiosi con l’Universo, il profumo del muschio, l’odore della terra, le mani nel fango, la conoscenza del sogno, la consapevolezza, l’empatia del cuore, lo scorrere delle acque del torrente. Egli è custode della Terra poiché il suo battito cardiaco coincide con quello del centro del pianeta.
In questi tempi dove la connessione con la cultura locale e il folklore e con la cultura Madre, ovvero quella naturale e profonda, dell’essere umano in quanto parte di un’umanità, una cultura al di là di ogni cultura, che ci rende tutti connessi e parte di un tutto, comincia a essere vacante, l’uomo selvaggio si fa sempre più presente e rivendica il suo potere, poiché è la Natura stessa a rivendicarlo.
Fusione con la natura
L’uomo selvaggio è in grado di immergersi ed essere in fusione totale con la Madre Terra e tutti i suoi esseri viventi. È in grado di immedesimarsi in una pianta, di avvertire e sentire le emozioni di un animale e fraternizzare con i suoi simili riconoscendo in un loro la luce divina, l’anima, ciò che di profondo c’è nel cuore di ogni singolo individuo ed essere vivente.
L’uomo selvaggio si veste di foglie e prega per la Terra, per la sua guarigione, per l’estinzione del consumismo, per il risveglio della natura, per un’ecologia dell’ambiente, per una salvaguardia e un rispetto totale dell’ecosistema e della vita stessa e per il cerchio della vita, poiché l’uomo selvaggio è un tutt’uno con esso.
Egli è parte del potere del sole ed è a conoscenza di come vivere in comunione con il mondo vegetale e quello animale, è il macrocosmo e il microcosmo, la fiamma e il focolare, la foresta e le sue foglie, la goccia e il mare. È signore sia del giorno che della notte, amante di tutti gli astri. della luna e delle stelle.
L’uomo selvaggio riconosce l’Uno, il Dio, la Dea, Buddha o come preferite chiamarlo, la scintilla divina in ogni essere vivente, la percepisce, la sente nel bosco, nella vita quotidiana di tutti i giorni, fluire attraverso le mani degli altri esseri viventi, nei corpi delle persone, in ogni momento e in ogni istante della vita stessa e riconosce i cicli naturali del proprio corpo grazie a questa connessione con la natura poiché in grado di essere in armonia con i suoi cicli.
La connessione con la natura, l’armonia e la salute
Spesso quando ci allontaniamo dalla natura stiamo male. La natura è una grande maestra di vita ed è in grado di insegnarci moltissime cose. Quando siamo in connessione con essa, in connessione profonda, lo siamo anche con la nostra profonda natura divina.
Quando ci allontaniamo da noi stessi o quando non onoriamo chi siamo, i nostri sogni, i nostri talenti, le nostre capacità, cominciamo a stare male, rischiamo di ammalarci e accumuliamo emozioni pesanti come tristezza, malinconia, rabbia o dolore e successivamente potremmo accusare di disagi più profondi quali depressione o malattie fisiche localizzate. Tutto questo accade proprio perchè non vediamo e non riconosciamo per primi la nostra vera natura.
Quando recuperiamo il nostro potere o ci riconnettiamo col nostro io più profondo, con ciò che di naturale c’è dentro di noi, ovvero la nostra scintilla divina e quando la osserviamo, ne siamo consapevoli e la portiamo nel mondo insieme ai nostri talenti, allora sì, riconosciamo la nostra vera natura ed è lì che il potere dell’uomo selvaggio si fa sentire di nuovo. Un uomo libero dagli impedimenti dell’ego, da emozioni e da pensieri tossici, in grado di essere se stesso e portarsi così com’è nel mondo e nella comunità, con accettazione totale di sé e riconoscimento del proprio ruolo. L’uomo selvaggio è un uomo consapevole, grato e riconoscente nei confronti del cerchio della Vita poiché vita stessa che fluisce.
Oltrepassare i propri limiti
L’uomo selvaggio si nutre di verità, la verità insita in ogni essere vivente e presente nel flusso naturale delle cose, per questo cerca sempre di oltrepassare i limiti della propria mente, poiché la mente ingabbia in strutture spesso dovute alla cultura, all’educazione, alle credenze, che non sono naturali, o meglio in qualche modo lo sono perchè si creano naturalmente dallo scambio, dal dialogo, dalle tradizioni che stratificano, tuttavia diventano dei forti limiti quando non vengono considerate con consapevolezza e l’uomo selvaggio è in grado di essere consapevole per ristabilire la propria salute energetica, fisica e mentale.
L’uomo selvaggio è in equilibrio perchè conosce l’equilibrio dei tempi della natura e della propria natura interiore. Ecco perchè è un uomo in salute, equilibrato, saggio e allo stesso tempo coraggioso, poiché ci vuole coraggio a oltrepassare i propri limiti, ad andare oltre le proprie credenze culturali e a vivere secondo ciò che si ha dentro, secondo i propri talenti naturali.
Vivi secondo natura, secondo la naturale prosecuzione delle cose, secondo il tuo naturale talento, la tua naturale verità e non avrai alcuna malattia, ma vivrai in armonia con ogni singolo essere vivente, al tuo posto nell’Universo. Sempre.
con Gratitudine’
di Alberto Fragasso | Fonte