Archivio Stregato

Ottobre – L’Antico Rito della Luna Del Tempo

di Marius Depréde

Recentemente ho letto un vecchio manoscritto che mi ha incuriosito molto, vi riporto una pagina in particolare che trovo decisamente interessante…

Premetto che il libro è molto antico e alcune parole sono sbiadite con il tempo, parliamo di un manoscritto del 1200 circa, parla delle varie fasi della Luna, questa in particolare viene denominata “Luna del Tempo”, il monaco cita come fonte gli abitanti delle province della Segusium (Susa), non abbiamo ad intendere quali delle innumerevoli borgate sia, ma una cosa è certa, in queste parole e nella preghiera che leggerete in seguito si evince sicuramente qualcosa di magico.

LA LUNA DEL TEMPO

Appena ho cominciato la traduzione o almeno, appena ho letto il titolo, pensavo che il monaco si riferisse al tempo inteso come meteorologico, invece no… qui si parla di tempo spirituale, aperture di porte spazio temporali, insomma per essere in quel periodo il tutto può suonare strano…. a volte mi chiedo se siamo più evoluti noi ora o loro a quei tempi..

Mundus patet: Halloween nell’antica Roma

Ecco come comincia….

Nel giorno primo del mese di giugno, vengo a conoscenza di una pagana credenza che par essere antica come le montagne che vi le dimore degli uomini che narrarono quanto segue.

Nel tempo perso nella memoria delle pietre con le coppe (penso che si riferisse agli altari druidici presenti in zona) vengo a conoscenza di questa credenza, una pratica atta ad aprire le porte del tempo.

Un antico popolo saggio e sconvolto da un feroce cataclisma (Rama??), sembra abbia lasciato inciso nelle pietre una serie di racconti e di formule che studierò a fondo, questa pratica è chiamata Luna del Tempo.

In un imprecisato luogo nel mese di ottobre e precisamente nel finire dello stesso mese, quando la luna è nel massimo della sua pienezza, i sacerdoti delle antiche mura, così chiamati dal popolo reduce e dagli antichi cantori del tempo, si riunisce per leggere al chiaror lunare i simboli, essi si svelano solo con questa luce che riluce dal buio.

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Le porte del tempo si aprono al pronunciar di codeste parole, che, incomprensibili ai comuni sembran versi dettati dall’oscuro, i saggi detti anche non morti o immortalis poggian le mani sui simboli seguendone le forme come farebbe un uomo privo di vista per riconoscer un viso, difatti i saggi fan il tutto con occhi serrati e usando il pensiero come inchiostro imprimono nelle loro menti gli antichi scritti.

Solo la luce lunare è presente ad uno di questi riti, si racconta che se la luna non è presente sta a significare che i tempi non sono ancora maturi, si narra che alcuni scritti vi siano, tenuti celati da i dodici massimi signori, i non morti.

Custodi del sapere passato, presente e futuro, essi custodiscono in svariati angoli delle montagne gli scritti, i primi due scritti sono chiamati “i sacri genitori” ove si narra della creazione del tutto ma in particolare del segreto della non morte.

Porto le parole e i loro significati dedotti e non di lettera delle parole o dei simboli presenti.

LUNA DEL TEMPO, APRI LE PORTE DEL SAPERE, LE STESSE CHE FURONO VIOLATE  DAGLI ANTICHI OSCURI E DIFESE DAI MAGI!

LASCIA CHE LEGGIAMO I SACRI SIMBOLI, LASCIA CHE LA LUCE PASSI NEI SEGNI DEL TEMPO!

ASCOLTA LA NOSTRA PREGHIERA E FA CHE NESSUNA NUBE OFFUSCHI IL SAPERE.

APRITEVI PORTE DEL TEMPO E ILLUMINATE I SIMBOLI DEL SAPERE,

NON PER GLI DEI, NON  PER GLI SPIRITI MA PER NOI CHE VOGLIAMO RISVEGLIARCI E RIPORTARE EQUILIBRIO E SAPERE A POPOLI CHE DA LUNGO TEMPO ATTENDONO NELL’OMBRA!

APRITEVI PORTE E RIVELATE CIO’ CHE CI E’ CONCESSO SAPERE, LIBERATE LA CONOSCIENZA E CON LEI LIBERATE NOI DALL’OSCURITA’ COME LA LUCE DI QUESTA LUNA FA CON I SACRI SIMBOLI!

PRONUNCIAMO LE SACRE PAROLE DEL POTERE EVOCANDO I QUATTRO CUSTODI

ESUS, KERNO, ASURIM, EKARIM

VENITE A NOI SACRI CUSTODI E APRITE LE PORTE DEL TEMPO SE IL TEMPO E’ ARRIVATO!

Con codeste parole i saggi leggevano e assorbivano i simboli, si sarebbe dovuto aspettare la nuova luna e cioè la luna che non è presente, la luna nera, per averne rivelazione, la stessa in luoghi a me sconosciuti e dunque sconosciuti sono i testi.


Lo stesso popolo narra di una pietra verde su cui vengono incisi i simboli, la pietra nascosta in una caverna la stessa in cui sono nascosti i sacri genitori, caverna che mai fu trovata neanche dai più abili cercatori di tesori, sembra che sia protetta da un maleficio che distrae o induce in errore chiunque la cerchi facendole sbagliar strada.

Sommariamente questo è quello che sono riuscito a tradurre con non poche difficoltà, spero abbiate compreso, sembra che la leggenda di Fetonte torni alla ribalta… e qui si parla di un antico popolo, dunque i Ramani? Qualsiasi sia questo popolo, le ricerche dei monaci sono state molto approfondite in quel periodo, noi ci chiediamo il perchè ma anche il perchè si interruppero di colpo.

Leggendo il manoscritto sembra che durante il rito dodici persone suonavano tamburi a ritmi diversi come se volessero accompagnare le voci degli oratori.

Presuppongo che in un certo senso si parlasse di astrale o meglio di viaggi temporali della mente.

Ma perchè chiamavano tutto questo porte del tempo? Sembra sia chiaro a tutti che la memoria sia suddivisa in parecchie stanze che possiamo definire del tempo, li sono custoditi i ricordi di ognuno, quindi quei simboli erano come chiavi, le stesse che aprivano le porte del tempo.

La domanda a questo punto sorge spontanea: chi o cosa ha fatto in modo di custodire questi ricordi? E perchè si è reso necessario custodirli? Chi mi segue da tempo e ha letto le altre traduzioni si sarà accorto che in definitiva in tutte le leggende si parla di risveglio di custodi o magi, si parla di pietre verdi e di draghi…. ma i tempi in cui se ne parla sono diversi e quindi le leggende potrebbero essere la stessa modificata nei secoli o una serie di leggende che a loro volta sono le famose chiavi per aprire le porte del tempo o le memorie di chi ha nascosto tutto per proteggersi.

Spero che anche questa piccola ricerca vi sia piaciuta.

Fonte: Cantina Del Rustico | Foto cover: Enrico Pollone Photo


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