Nell’antica Roma l’11 Ottobre ricorreva una festa chiamata Meditrinalia, dedicata al Padre Giove e alla lavorazione del vino, all’epoca considerato ‘medicina’. Da qui, secondo alcuni, deriverebbe il nome della festa.
Tuttavia, nonostante l’assonanza delle parole, non è così, perchè medicina e meditrina sono termini molto diversi.
Meditrinalia, in verità, ha origini dal nome di uno degli aspetti dell’antica Dea, Meditrina, ‘colei che sta nel mezzo della divinità Trina’.
L’antica Dea era infatti Trina, tre Dee in una: la Dea che dà la vita, quella che nutre e quella che dà la morte. Il vino era legato al nutrimento per cui riguardava la Dea centrale della divinità.
La più antica associazione dei Meditrinalia alla Dea del vino fu l’intuizione del grammatico del II secolo Sesto Pompeo Festo, e grazie a lui gli studiosi hanno compreso che si trattava di una Dea romana della salute, della longevità e del vino, con un significato etimologico di “guaritrice” suggerito da alcuni.
Della Dea romana Meditrina ne parla anche Patricia Donahue nel suo lavoro storico dell’infermieristica, dove riprende molte informazioni elaborate già da Nutting e Dock quasi mezzo secolo prima, affrontando l’epoca classica.
La Dea sarebbe la preservatrice della salute, una delle figlie di Esculapio e rappresentava uno dei vari aspetti della salute, assieme alle sue sorelle e fratelli: Igea (dea della salute e dell’igiene), Macaone (chirurgia), Podalirio (medicina generale), Panacea (dea della cura), Egle (la luce del sole).
Un tempo all’antica Dea si sacrificava la focaccia e il vino, ma per “sacrificare” s’intendeva all’epoca rendere sacro attraverso un rito o una preghiera, non significava bruciare la focaccia o versare il vino sull’altare, perchè sprecare il cibo non era ben visto dalla Dea.
Tanto è vero che i fedeli si riunivano accanto a un fuoco, o a un altare e il sacerdote, in genere una sacerdotessa, distribuiva le focacce e diceva:
“Mangiate le focacce, esse sono il corpo della madre Terra.”
Poi versava il vino e diceva:
“Bevete il vino, esso è il sangue della Madre Terra”.
Così tutti mangiavano, bevevano e ringraziavano la Dea Meditrina, cioè la Madre Terra che li nutriva. In effetti la farina era il prodotto della spiga impastato con l’acqua delle sorgenti e il vino era il prodotto dell’uva che era a sua volta il prodotto della terra.


Grazie a questo rito tutti si sentivano figli\e della Grande Madre che li nutriva, e pertanto fratelli.
Poi venne il cattolicesimo che a sua volta impastò la farina con l’acqua facendone non focacce ma ostie, ma più o meno ci siamo, sempre di farina e acqua si trattava e poi offrì il vino, anzi dopo se lo bevve solo il prete forse perchè costava meno.
Comunque offrirono le ostie dicendo che si trattava del corpo di Cristo e il vino era il sangue di Cristo, ma non ci si capì più niente, per cui dissero allora che si trattava di un mistero e lo chiamarono il “Mistero della Transustanziazione”, che significa il Mistero di un cambiamento di sostanze, e rimase ancora più oscuro.
Nel culto della Dea Metidrina invece il rito era palese, era la Madre Terra che forniva il cibo, e prima di essere figli dell’uomo e della donna, gli umani, tutti gli umani, erano i figli di Meditrina, la Terra.
Novus-vetus vinum libo; novo-veteri vino morbo medeor.
(Bevo vino nuovo-vecchio, curo con tale vino nuovo-vecchio la malattia).
Qual’era la malattia che veniva curata col vino? Le sofferenze della vita, la sofferenza del vivere. Bevendo il vino si dimenticano gli affanni, questo era il regalo della Dea agli uomini. Bere il vino nuovo insieme al vecchio era unire affanni passati e affanni presenti, curandosi di entrambi.
E che c’entrava Giove col cibo e col vino per lenire gli affanni? Nulla ma avendo perduto il ricordo dell’antica Dea preferirono dedicare la festa al nuovo Padre, che sembrava più potente dell’antica Madre.










Meraviglioso articolo
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