di Daniel Lumera
Il perdono è molto più antico di quanto pensiamo.
In oltre 10 anni di studi sul perdono l’idea a cui sono arrivato è che le persone non immaginano neanche lontanamente il potere reale di questo strumento e le sue infinite applicazioni.
Almeno il 95% delle persone ha un’idea preconcetta sul perdono molto lontana dalla realtà, che deriva da un costrutto puramente religioso o psicoterapeutico. In questi anni di ricerca ho trovato radici e semi del perdono che risalgono ad oltre 4.000 anni fa (2000 anni prima di Cristo e della nascita della corrente giudaico cristiana), nella cultura sudamericana, fra gli indios brasiliani, nelle isole Hawaii, in Africa…
Il perdono libera l’anima, rimuove la paura. È per questo che il perdono è un’arma potente.
Nelson Mandela
Una nuova coscienza grazie al perdono
Dalla mia prospettiva esiste un nuovo modo di essere umani; una rivoluzione delle coscienze che, attraverso la felicità, cambierà il modo di vivere e vedere l’esistenza. Il perdono sarà uno degli strumenti fondamentali in questo processo di risveglio delle coscienze perché permette di liberarsi dalla sofferenza e dall’attaccamento in maniera molto profonda e porta dritto all’esperienza di una felicità che non dipende da quello che abbiamo o facciamo, ma dalla consapevolezza di ciò che siamo.
Il corretto processo del perdono permette di superare la percezione che esista qualcosa di separato da noi e risveglia la consapevolezza dell’intima interconnessione che abbiamo con ogni forma di vita.
Cos’è il perdono
Alla domanda “Cos’è il Perdono?” si può rispondere in molti modi, in relazione al livello di consapevolezza e alle esigenze di chi ascolta e ricerca attraverso questo strumento.
Fra tutte le definizioni possibili (e sono infinite) mi piace citarne 4:
1.Il perdono è il luogo interiore dove possiamo ridefinire la realtà e noi stessi e trasformare qualsiasi problema in una risorsa. Non importa quanto sia stato doloroso quello che è avvenuto: la comprensione e l’esperienza del perdono ci permette di trasformare noi stessi, l’ambiente e le persone circostanti in maniera radicale e riallineare tutto al principio della libertà, della gratitudine, dell’amore e dell’unione. In questi anni di ricerca ho visto accadere delle cose straordinarie e dei cambiamenti positivi profondissimi in moltissime persone.
2.Il perdono è una scienza della felicità: al giorno d’oggi si inizia a parlare di neuroscienza del perdono. Nei motori di ricerca scientifici più accreditati le ricerche e le pubblicazioni superano le diverse centinaia. Il processo del perdono stimola dei particolari circuiti neuronali e fa lavorare il nostro cervello nella maniera corretta. Le aree stimolate dai protocolli del perdono sono il lobo prefrontale (connesso con la capacità di trasformare le difficoltà in risorse), la zona parietale inferiore (connessa con lo sviluppo dell’empatia) e il precuneo (connesso con la capacità di saper cambiare prospettiva e punto di vista). Mi piace pensare che se i corretti training sul perdono fossero adottati nelle scuole la criminalità si ridurrebbe drasticamente perché le persone imparerebbero a sentire gli altri come un aspetto di se stessi.
3.Il perdono è un processo di autoguarigione che coinvolge 6 livelli: il corpo fisico (influenza il sistema immunitario, quello cardiovascolare, il sistema nervoso centrale; può essere applicato a qualsiasi sofferenza o malattia, agli attacchi di panico, agli squilibri dovuti a stress e conflitto, alla salute mentale, etc.), l’energia vitale, le emozioni, la mente, il passato e la sfera spirituale.
4.Il perdono è l’arte del donare. Per-donare. Ogni volta che ci attacchiamo a qualcosa generiamo sofferenza. Siamo capaci di trasformare un grande amore in gelosia e possesso. Il processo del perdono insegna come dis-identificarsi, lasciare andare ogni attaccamento che crea dolore e liberarsi dalla sofferenza.
In definitiva il perdono è una via di realizzazione che ci porta alla comprensione che tutto è Uno e che l’unica strada possibile è quella dell’amore e della gratitudine.
Il perdono è una forma di autogoverno consapevole, trasformare il risentimento in perdono è un processo indispensabile per progredire spiritualmente.
Il perdono dinamizza, il rancore fossilizza: è un elemento di rigidità mentale, impedimento per l’Umanità.
Il perdono Umanizza, perdonare è dar spazio alla Divinità.
Il perdono non è un atto d’Amore, ma un aspetto del tendere ad Amare, che è trascendenza del perdono: l’Amare è senza dualità rancore-perdono.
Il perdono è pacificazione, il rancore scontro: il perdono è essere per qualcosa, il risentimento è essere contro qualcosa.
Il perdono è un altare per la Felicità, il risentimento fa parte del culto della sofferenza.
Il perdono fa parte del lasciar andare il peggio, aprendosi al meglio.
Il perdono libera dal giudicare, liberandoci dal ruolo di giudici: meglio essere buoni avvocati di se stessi, che giudici delle pene altrui.
Perdonare è guadagnare la perdita del rancore.
Perdonare significa lasciare la distruttività in favore della creatività.
Perdonare fa parte della strada verso l’indipendenza. Il risentimento è un forte segnale di dipendenza, ciò da cui si è veramente indipendenti non turba. Perdonare significa liberarsi e liberare dal male. Perdonando ci liberiamo da malfattori interiori: conflitti, odio, giudizi negativi…, liberando gli altri dal nostro male.
Perdonare non vuole dire dimenticare, reprimere o far finta di non vedere. Perdonare significa trasformare il ricordo in voler bene prima, in Amare poi.
– Andrea Pangos
La dieta del Perdono
Si tratta di una pratica che serve per farci capire, toccare con mano e sperimentare che noi abbiamo una dieta emozionale e mentale costituita da una gamma di alimenti emozionali che influenzano la salute del nostro corpo. Le emozioni sono alimenti e dobbiamo scegliere tra alimenti nutritivi e riequilibranti e alimenti malsani. La dieta del perdono ci sposta da una dieta emozionale basata su alimenti come rancore, paura, impotenza, rabbia, desiderio di vendetta, odio a una dieta basata su alimenti come gratitudine, consapevolezza, simpatia, gioia, liberazione, amore, leggerezza. Ogni giorno dovremmo chiederci quante di queste emozioni proviamo quotidianamente. Il perdono è una sorta di integratore che ci porta pian piano a nutrirci di esperienze costruttive e rigenerative.
Una ‘portata’ della ‘dieta’ consiste nello scrivere tre lettere, ognuna per sette minuti di fila:
- nella prima si scrive il nome della persona seguito da ‘ti perdono per…’
- nella seconda il nome della persona seguito da ‘perdonami per…’
- nella terza si ringrazia quella stessa persona.
Sembra un esercizio banale, ma non lo è: ci permette di sentire quello che nascondiamo, di portare a galla le emozioni che non ci fanno stare bene e di scaricarle.