Blessing, Dee

L’Isola delle Donne e l’Antica Benedizione della Dea Maya Ixchel

C’è un isola sulla costa orientale del Messico, l’isola di Cozumel, conosciuta anche come “Isla Mujeres”, l’Isola delle Donne, in cui troneggiano i resti del tempio della Dea IxChel.

Ix” significa Dea o femminile sacro, “Chel” significa Arcobaleno o Luce.

Se fate ricerche su questa divinità dei Maya probabilmente troverete classificazioni del tipo: “Dea lunare”, “Dea della fertilità”, “Signora dell’Arcobaleno“, “Moglie del Dio del Sole”. Analizzando i suoi tratti, che sono quelli di una “Grande Dea” che regola vita e morte, ho l’impressione sia precedente al pantheon in cui è inserita, ma anche se non è così le definizioni suddette sono di gran lunga riduttive.

(Qui trovate i suoi simboli e il loro significato…)

Le raffigurazioni di Ix-Chel ce la mostrano in almeno tre aspetti.

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Nel primo è “La Signora Arcobaleno”, la forza che manda la pioggia a nutrire le piante e a dissetare le creature viventi. Periodicamente rovescia la sua giara-utero sul mondo per assicurare la vita e mantenere le acque correnti. A questo aspetto potrebbero appartenere le sue raffigurazioni come giovane donna, la Fanciulla, la Vergine, seduta sulla luna crescente, abbracciata ad un coniglio: o, se la Signora Arcobaleno è la Madre archetipale, la luna piena, questa Ix-Chel potrebbe raffigurare la Madre, spesso rappresentata con in mano un fiore o un bimbo, a rappresentare la vita e la fertilità.

Il secondo aspetto, a volte chiamato “Lei dal volto pallido”, raffigura Ix-Chel da vecchia, con un serpente che le fa da tiara, a volte con un gonnellino composto da ossa incrociate…  E questi sono senza dubbio i segni della terza figura della triade, l’Anziana, la Crona, connessa alla luna calante. La giara che svuota può essere associata alla periodo del menarca della donna. In questo aspetto, Ix-Chel è la custode delle anime dei morti e viene chiamata anche “tessitrice” (è quindi colei che taglia i fili al termine della tessitura).

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La piena circolarità del suo potere, che va dal creare e nutrire la vita al dare la morte, è quel che mi fa pensare a lei come ad una delle grandi dee primordiali. Uno dei miti legati al suo nome la vuole progenitrice di tutti gli altri Dei assieme al Dio Itzamna.

Le sue devote erano convinte che Ix-Chel abitasse il tempio sulla piccola isola a lei sacra, Cozumel, e che là, come maestra di medicina e magia, dispensasse cure particolari alle donne incinte e partorienti. Madri e figlie hanno compiuto pellegrinaggi all’isola, durante il sesto giorno seguente la luna nuova, sino a tempi recenti.

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La signora che sconfisse il diluvio

Questa divinità è anche collegata ad un mito che quasi tutte le culture umane conservano, quello del diluvio universale. Anche i Maya lo avevano: in esso, Ix-Chel è raffigurata come la creatura che il diluvio non riesce ad abbattere.
La Signora dell’Arcobaleno resta in piedi e i flutti si infrangono su di lei senza arrecarle danno. C’è chi perciò l’ha definita “dea della catastrofe”, ma io vedo la cosa in modo un po’ diverso. Vedo Ix-Chel come simbolo di una donna che rifiuta di diventare vittima di oppressione. La vedo come una figura che può incoraggiarci a riconoscere le cose negative che disturbano le nostre vite, e come sprone ad affermare pienamente noi stesse di fronte alle violenze fisiche o psicologiche che vorrebbero cancellare la nostra coscienza e il valore che ci attribuiamo.

Aprite le braccia, siate salde: il diluvio non vi travolgerà.

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L’antica benedizione alla Dea Ixchel

In nāhuatl, la lingua uto-azteca parlata in Messico, è stata tramandata un’antica benedizione dedicata alla Dea IxChel e tradotta a partire dal VII secolo.

E’ un inno alla libertà emotiva, un invito a liberare se stessi e gli altri dalle aspettative.. una dichiarazione di  responsabilità personale  sulla nostra vita. E’ una benedizione di guarigione dal karma famigliare, credenze e convinzioni che ci portiamo dietro da generazioni. E’ un invito a lasciare andare il  passato… ad aprire il cuore, aver fiducia nella vita e in se stessi/e… a vivere il proprio dono senza più scuse…

”Ho liberato i miei genitori dalla sensazione di avere fallito con me.

Libero i miei figli dal bisogno di portare orgoglio per me.

Che possano scrivere e percorrere le loro proprie vie secondo i loro cuori, che sussurrano tutto il tempo alle loro orecchie.

Ho liberato il mio uomo dall’obbligo di completarlo, di completarmi.

Non mi manca niente, imparo per tutto il tempo insieme a tutti gli esseri.

Ringrazio i miei nonni e antenati che si sono riuniti affinché oggi io respiri la Vita.
Li libero dai fallimenti del passato e dai desideri che non hanno portato a compimento, consapevole che hanno fatto del loro meglio per risolvere le loro situazioni all’interno della coscienza di quell’istante. Li onoro, li amo e li riconosco innocenti.

Io mi denudo davanti a tutti gli occhi, che sanno che non nascondo né devo nulla oltre ad essere fedele a me stessa e alla mia stessa esistenza.

E camminando con la saggezza del cuore sono consapevole che il mio unico dovere è perseguire il mio progetto di vita, libera da legami familiari invisibili e visibili che possono turbare la mia pace e felicità.

Queste sono le mie uniche responsabilità.

Rinuncio al ruolo di Salvatrice, di essere colei che unisce o soddisfa le aspettative degli altri.
Imparando attraverso, e soltanto attraverso l’amore, benedico la mia essenza e il mio modo di esprimerla, anche se qualcuno potrebbe non capirmi.

Capisco me stessa, perché solo io ho vissuto e sperimentato la mia storia, perché mi conosco, so chi sono, quello che sento, quello che faccio e perché lo faccio.
Mi rispetto e approvo.

Io onoro la divinità in me e in te, siamo liberi”.

Articolo di Maria G. Di Rienzo, modificato da Figlie della Madre )O(

Fonti: Luna Nuvola
Amore Divino

Mandala - Maya e Atzechi
Coloring book – Tavole da colorare
La Dottrina Segreta di Anahuac
Saggezza e Conoscenza dei Popoli Precolombiani

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