di Daniela Libanori
Vi sono due dee romane che invitano al silenzio: Tacita-Muta e Angerona.


Iconograficamente hanno, a volte, lo stesso simbolismo, donna con un dito sopra alla bocca, ma il loro messaggio è opposto.
La dea Tacita è muta per imposizione (le è stata tagliata la lingua per indurla al silenzio) e la sua immagine è un imperativo del patriarcato, di tacere alle donne (sia tra i greci che tra i romani, il parlare femminile in pubblico era considerato sommamente disdicevole…), la dea Angerona è muta per scelta.
Il suo invito al silenzio è libero e consapevole. Il suo silenzio è quello dei saggi (della cailleach, della ‘que sabe’) e degli Iniziati agli Antichi Misteri (il dito sulle labbra non intima al segreto, la dea tiene lei stessa il Segreto). II suo è un ‘Nobile Silenzio‘ come spiega il maestro zen Thich Nhat Hanh:
”La quiete consapevole, intenzionale, è nobile silenzio. Talvolta le persone presumono che il silenzio debba essere serio, ma c’è una certa leggerezza nel nobile silenzio. È un tipo di silenzio che può racchiudere la stessa quantità di gioia di una bella risata.
Il nobile silenzio ci offre un’occasione di riconoscere come la nostra energia abitudinale si manifesti nei modi in cui reagiamo a persone e situazioni intorno a noi. Fra noi c’è chi sceglie di praticare una o due settimane, o persino tre o più mesi, di silenzio. Dopo avere trascorso in silenzio tutto quel tempo siamo in grado di trasformare i nostri modi di reagire a una miriade di situazioni. Tale silenzio è detto nobile perché ha il potere di sanare. Quando lo pratichi non ti stai semplicemente astenendo dal parlare, stai calmando e quietando il tuo pensare.

È possibile riconoscere il nobile silenzio negli altri in base al modo in cui si comportano. Alcune persone sembrano sempre silenziose ma non lo sono davvero. Si trovano semplicemente altrove; non sono davvero presenti e disponibili alla vita, a sé stesse o a te. Altre sfoggiano un atteggiamento che la dice lunga persino quando tengono la bocca chiusa. Forse ti è capitato di trovarti con qualcuno che non sta proferendo parola, eppure tu hai la netta sensazione che ti stia criticando. Quello non è nobile silenzio perché il nobile silenzio promuove la comprensione e la compassione. Sii quindi consapevole del fatto che, per quanto tu non dica nulla a parole, può benissimo darsi che interiormente tu stia reagendo con forza e che quanti ti stanno guardando in viso riescano ad accorgersene.
Respirare consapevolmente e renderti conto delle tue reazioni alle persone e agli eventi intorno a te è una pratica profonda. Invece di reagire, invece anche solo di pensare, permetti a te stesso di essere semplicemente. Pratichi la consapevolezza per essere con il tuo respiro, i tuoi passi, gli alberi, i fiori, il cielo azzurro e il sole.
Puoi scegliere su cosa concentrarti, e quindi su cosa essere. Puoi scegliere di essere la tua inspirazione ed espirazione. Puoi scegliere di ascoltare con tutto te stesso il suono della pioggia o del vento. Ascoltare i suoni in questo modo può essere molto gioioso. Quando sei in contatto con questi elementi ristoratori e curativi sei intento a essere, e non stai pensando.
Praticando in tal modo, quando sei in giro e senti il clacson di un’auto o delle grida oppure vedi uno spettacolo non gradevole sei in grado di reagire con compassione. Trovandoti dinnanzi un qualsiasi tipo di provocazione sei in grado di tenere vivo il tuo nobile silenzio e conservare la tua compostezza e serenità.“*
Non tutti i silenzi sono uguali. Come, grazie alla consapevolezza del vivere, si diventa sensibili alla luce, alle diverse sfumature di luce in diversi luoghi, in differenti momenti della giornata e delle stagioni, cosí si colgono miriadi di sfumature nei silenzi nostri e altrui, silenzi umani, silenzi degli animali, degli alberi, silenzi minerali.
Il silenzio non è tacere né mettere a tacere, è un invito, è stare in compagnia di qualcosa di tenero e avvolgente, dove tutto è già stato detto. Il silenzio sorride.
Caro silenzio, aiutami a non parlare di te, aiutami ad abitarti. Addestrami. Disarmami. Tu mi insegni a parlare. Eccomi, mi lascio rapire. Non lascio niente a casa, niente di intentato. Ci sono. In te. Arte del congedo per ritrovare.
Arte dell’a-capo che insegna a lasciarsi scrivere. Il silenzio semina. Le parole raccolgono.
Il silenzio è cosa viva.
Livia Chandra Candiani
[*Tratto da: Thich Nhat Hanh, ‘Il dono del silenzio’, Garzanti, 2015. Audiolibro completo nel video sotto ⬇️]





