di Stella Grillo
Si deve Servio Tullio, sesto re di Roma, l’introduzione del culto della dea Fors Fortuna, a partire dal VI sec. a.C. La tradizione vuole che la prima istituzione della festa fosse avvenuta proprio nel giorno del Solstizio d’Estate.
San Giovanni Battista, protettore dalla cattiva sorte.
Fors Fortuna era una dea legata al destino; il termine Fortuna, nel suo significato latino, si rispecchiava proprio nel concetto di fato. Nel tempo la figura della dea, si associa sempre più alla ‘buona sorte‘.
Secondo alcuni studiosi presentava delle attinenze con altre figura mitologiche: il corrispettivo di Fors Fortuna era, infatti, la dea greca Tiche (Dea primigenia, colei che nasce per prima e partorisce da vergine tutti gli Dei. Primigenia è la “nata per prima”…La costellazione della Vergine è a volte identificata come la sua figura celeste. ) ma anche l’antica divinità etrusca Norzia (Nortia, o Nurtia, o Norcia, o Norsia, o Nercia, o Nyrtia, è il nome latinizzato di una Dea etrusca del destino e delle sorti, quindi Dea degli oracoli e della divinazione. Lei era la Dea del cielo, della terra e degli inferi, ma pure del tempo e dello spazio.) e anche la Dea egizia Iside (divinità celeste della vita, della guarigione, della fertilità e della magia.)
A Roma le celebrazioni dedicate alla Dea Madre, protettrice di ogni avversità, si celebravano il 24 giugno; un altro appellativo con cui si definiva la Dea Fortuna era la ”Dea Forte”.
Risale al ‘300 la tradizione genovese che affida a San Giovanni Battista un ruolo specialissimo per la protezione delle navi dalle tempeste di mare; già nel 1327 la processione – decretata in coincidenza con la proclamazione del Santo a patrono della città – prevedeva la benedizione del mare compiuta dall’Arcivescovo di Genova.
Si racconta che nel 1098 le reliquie del Battista, reperite dai genovesi in Asia Minore durante il rientro dalla Prima Crociata e inizialmente collocate su vascelli diversi, avessero sortito l’effetto miracoloso di placare il fortunale soltanto quando vennero riunite su un unica nave. Così, quando i genovesi tornarono a casa, la città intera si recò al porto ad omaggiare il Battista e le sue ceneri così prodigiose, festeggiando il ritorno dei crociati dalla Terra Santa.
Anche nel 1391- secondo la leggenda – una terribile tempesta minacciò di far colare a picco persino tutti i vascelli ormeggiati in porto. Ma, quando l’arca con le sacre ceneri venne portata in processione fino alla riva, il mare si placò miracolosamente.
I festeggiamenti avvenivano lungo le rive del Tevere con barche ornate di fiori e boccioli, simboli rimandanti alla Natura.
L’ elemento essenziale era l’acqua – da cui l’importanza del cerimoniale nel fiume – sostanza imprescindibile che, non casualmente, è vitale anche per i suoi corrispettivi mitologici; la dea greca Tiche, era infatti figlia di padre Oceano e di madre Teti (dall’accadico tiamtu o tâmtu, “il mare”, che è riconoscibile in Tiāmat, la dea babilonese delle acque salate), da cui generavano le divinità fluviali.
I culti agrari di fine giugno
La figura di Fors Fortuna era scissa in tre forme: Fortuna Muliebris, Fortuna Primigenia o Pubblica, festeggiata il 5 aprile e il 25 maggio, e molti altri appellativi.
Tuttavia era il 24 Giugno, nel periodo del Solstizio d’Estate, che si festeggiava la Grande Dea, la Dea Forte la cui protezione ricadeva, specialmente, sulla povera gente che la venerava e invocava nei templi a lei dedicati. I festeggiamenti, oltre alle barche inghirlandate di fiori sul Tevere.
Cosa possono avere in comune la Dea fortuna con il Battista? La risposta è semplice: l’elemento che caratterizza la festa solistiziale, ovvero l’acqua, che a sua volta rimanda alla luna (il sole si indebilisce e prende forza l’elemento debole, lunare acqueo cui quello solare, forte, igneo passa il testimone.
[cultura ruralpina]
La festa romana della Fors Fortuna era una festa dell’acqua (il tempio era oltre Tevere e si andava in barca) e implicava elementi lustrali (lavaggi di purificazione). Quindi a quale santo poteva intestare la festa del solstizio la chiesa cristiana se non a Giovanni che praticava un battesimo nell’acqua del Giordano, la purificazione (provvisoria) dei peccati ?
Così si è mantenuto, sino ad oggi un complesso formidabile di riti propiziatori e di leggende che, attribuendo a San Giovanni (e alla sua testa mozzata che agisce miracolosamente in autonomia) attributi e fatti (e persino rappresentazioni iconografiche) che non hanno alcun riferimento nella sacra scrittura. (L’acqua di san giovanni, l’erba di san giovanni, la barca di san giovanni ecc….)
Tali rituali e cerimonie sarebbero successivamente stati associati alla festa cristiana di San Giovanni, festeggiata il 24 giugno, in quanto la Dea era anche protettrice dei culti agrari.
I riti più antichi testimoniavano che Fors Fortuna simboleggiava anche la Natura: durante la notte, infatti, le sacerdotesse accendevano un falò nelle campagne, festeggiando con musiche, banchetti e danze, tradizione seguita anche dai contadini.
La sera del 23 venivano accesi dei grandi falò, attornò ai quali si beveva e ballava tutta la notte indossando ghirlande di fiori e lasciandosi andare inebriati dalla musica e dal vino. Era tradizione anche, vicino al classico falò, dare fuoco ad una ruota su un palo e trarne auspici a seconda del punto in cui la ruota cadesse. La ruota infatti entrò anche in epoca medievale nella simbologia di Fortuna e più che una sorta di roulette, come la intendono certuni nel significato odierno, rappresenta la ruota del Karma.
La condanna di stregoneria e la sostituzione con il culto di San Giovanni
I tradizionali rituali tipici del culto di Fors Fortuna sparirono piano piano, anche se alcune tradizioni perdurarono nel corso dei secoli, soprattutto negli ambienti rurali e campestri. La Chiesa cercava di sradicare in ogni modo i riti legati alla Dea Madre ricorrendo, addirittura, alla condanna per stregoneria.
Successivamente, si tramuta nella festa dei roghi delle streghe in diversi paesi. La Chiesa cambiò i festeggiamenti in onore della Dea Fortuna in quelli di San Giovanni, che si trasformarono automaticamente nella Notte delle Streghe.
L’Acqua di San Giovanni: Erbe, Fiori e un pizzico di Magia
Durante la notte tra il 23 e il 24 giugno, giorno in cui si festeggia San Giovanni Battista, la Chiesa diffonde una credenza; durante questa notte particolare le streghe si davano appuntamento presso la Basilica di San Giovanni a Roma, andando in giro per la città con lo scopo di catturare anime.
Chi presenziava la cospicua schiera di streghe vaganti, erano i fantasmi di Erodiade e di sua figlia Salomè, ‘ragazze cattive’, donne seducenti, anime perdute e dannate per aver causato la decapitazione di S.Giovanni.
San Giovanni Battista, la Dea e il Solstizio d’Estate
Un altra demonizzazione del femminile… Salomè, la danzatrice/sacerdotessa yogini/la Figlia e Erodiade/Diana/La Madre… o la decapitaione patriarcale e non troppo velata della Dea Madre…
Fonte: metropolitanmagazine.it










