di Valeria Bonora
Il 21 dicembre cade il solstizio d’inverno o Yule per le tradizioni germanica e celtica precristiana, la notte più lunga dell’anno, e per assurdo è una festa di luce ed allegria che promette la nuova venuta del Sole, la promessa del ritorno delle energie in primavera, la notte in cui il vecchio Dio Sole si sacrificherà per dare i natali al Sole Bambino (vedi anche l’antica festività Romana del Sol Invictus) che nascerà dal ventre della dea dell’oscurità; quindi la luce che nasce dall’ombra e per affrontare questa nascita bisogna essere molto consapevoli di se stessi, onesti e bisogna arricchirsi con una crescita da coltivare.
La notte del solstizio d’inverno è il simbolo della rigenerazione, la natura di sopisce, si riposa per ricaricare le energie e lo stesso dovremmo fare noi per rinnovare la nostra luce interiore. Il rituale tradizionale è una veglia celebrata dal tramonto all’alba successiva per assicurarsi che il sole sorga nuovamente. Fra i sabbat neopagani, Yule è preceduto da Samhain e seguito da Imbolc. (fonte wikipedia)
Il ramo dei desideri
Quando i missionari iniziarono a convertire i popoli germanici al cattolicesimo, trasformarono la festa di Yule nell’odierno Natale, ma mantenendone inalterate alcune tradizioni come quella del vischio, dell’agrifoglio e dell’albero di Natale, un albero caratteristico perché il sempreverde utilizzato mantiene le sue foglie tutto l’anno simbolo della persistenza della vita anche attraverso il freddo e l’oscurità dell’inverno.
Il rito del ramo dei desideri serve per far accogliere alle forze dell’universo i propri desideri e quelli dei propri cari.
E’ un rito molto semplice: nove giorni prima del solstizio si deve raccogliere un bel ramo secco di quercia o frassino, legni sacri ai Druidi e ai Teutoni (andrà bene un semplice legno/ramo raccolto durante una passeggiata nel bosco), meglio se piuttosto grande, lo si può dipingere o decorare come si preferisce e appendere dentro casa, meglio se vicino alla porta di ingresso.

Vicino al ramo si preparano delle strisce di carta rossa o bianca con un nastrino e una penna, in modo che chiunque entri in casa possa scrivere il proprio desiderio per l’anno nuovo ed appenderlo al ramo dopo averlo ripiegato in modo che il desiderio rimanga privato; più desideri appenderete, più significherà che la vostra casa ha ricevuto la visita di persone che amate.
Durante il solstizio si dovrà accendere un fuoco per incoraggiare il Sole, e il bastone con tutti i desideri andrà arso in questo fuoco, le sue fiamme e il suo fumo dovranno andare in alto insieme ai desideri, in modo che vengano accolti dall’universo.
Ovviamente non tutti hanno la possibilità di accendere un fuoco ma è anche possibile staccare i bigliettini e bruciarli in un brucia incensi, o in un caminetto, l’importante è che il fumo arrivi fino al cielo!
Questo rito è un po’ la semplificazione del rito del ceppo di Yule, che veniva raccolto dai propri campi o donato da amici o familiari e sistemato dentro il camino veniva ornato e decorato, cosparso di birra e farina e acceso con un pezzo del ceppo conservato dall’anno precedente.
Il ceppo di legno bruciava per tutta la notte e andava lasciato sotto la cenere per i dodici giorni successivi. In Italia esiste una tradizione simile, dove il ceppo rappresenta simbolicamente l’albero della vita, falò e fuochi vengono accesi durante la lunga notte del solstizio d’inverno e festeggiando in compagnia si esprimono i desideri per l’anno nuovo davanti allo scoppiettante ceppo.
Fonte: Eticamente
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