La Ruota dell'Anno

Il significato profondo dei dodici mesi dell’anno. Un tempo per ogni cosa…

Ormai, osserviamo lo scorrere del tempo più che altro per sapere quanto manca al prossimo stipendio o per ragioni legate all’ordinaria gestione burocratica e materiale del tempo, questo qualcosa di effimero, che ci fa anche un po’ paura, e di cui si è persa quasi completamente la “magicità”.

Computer, telefonini e quant’altro ci dicono all’istante in quale momento dell’anno ci troviamo ma certamente non sono in grado di spiegarci il senso di ogni mese, di ogni giorno…
La bellezza del trascorrere dei mesi si è persa, in effetti, di pari passo con lo smarrimento più completo del senso magico della vita.

Che errore è stato allontanarsi dalla natura! Nella sua varietà, nella sua bellezza, nella sua crudeltà, nella sua infinita, ineguagliabile grandezza c’è tutto il senso della vita.

Tiziano Terzani

Per il popolo dei Celti (ma si potrebbero citare un gran numero di cosmogonie ed elaborazioni spirituali appartenenti a vari popoli della terra), lo scorrere dei mesi era intimamente legato alla loro completa integrazione con la vita rurale, boschiva e agricola.

Il commentatore imbevuto del deleterio materialismo odierno, allora, dirà che i Celti elaborarono un modo comodo per identificare il tempo in base alle caratteristiche “agricole” dei mesi, onde identificare facilmente tutta una serie di lavori e di impegni unicamente “materiali”.

Ma si tratta di un errore grossolano nato dalla completa ignoranza (o sottovalutazione) del fatto che per i Celti ogni mese aveva la sua “anima” a cui veniva associata tutta una quantità di spiriti tutelari e significati intrinsechi.

Non sto parlando, qui, di superstizioni bensì sto tentando di spiegare con parole ordinarie un modo di intendere la vita radicalmente diverso dal nostro distratto e goffo balletto che chiamiamo “esistenza”.

 È nel cuore dell’uomo che la vita dello spettacolo della Natura esiste; per riuscire a vederlo, bisogna sentirlo.

Jean-Jacques Rousseau

Consideriamo, allora, i 12 mesi così come li chiamavano (e vedevano) i Celti.

Nonostante l’attuale popolarità di un ipotetico Calendario degli Alberi di Graves, non si hanno prove certe atte a suggerire che i Celti dividessero l’anno in mesi degli alberi.
Abbiamo una sola prova dell’esistenza di un calendario celtico: il Calendario di Coligny gallico, scoperto nel 1897.

Questo calendario risale all’incirca al primo secolo d.C. e consiste di una quantità di frammenti di bronzo incisi.

Calendario di Coligny

Sono state avanzate ipotesi sull’origine del Calendario di Coligny e una tra le più interessanti è quella di Monard che ipotizza che il calendario sia stato messo a punto da druidi desiderosi di preservare il distinto calendario celtico nel periodo in cui veniva introdotto il calendario giuliano.

Il calendario di Coligny calcola il principio dei mesi dal plenilunio invece che dalla luna nuova (che è più difficile da stabilire) e tiene conto dei giorni intercalari con l’aggiunta di un tredicesimo mese. Con questo metodo alcuni anni avevano dodici mesi, altri tredici mesi. Ogni mese veniva diviso in due parti e questo suggerisce che il normale periodo di calcolo era la quindicina e non la settimana.

Il Coligny dimostra che i druidi gallici seguivano un sistema di trent’anni costituito da cinque cicli di 62 lunazioni e un ciclo di 61 lunazioni.
Un nuovo giorno è calcolato, in accordo con il generale costume celtico, da tramonto a tramonto (una notte e un giorno).
La lunghezza dei mesi è variabile secondo i cicli di lunazione, così che i giorni cadono uguali in ogni anno.

Vediamo ora i significati attribuiti ad ogni mese; essi trovano convalida nella realtà celtica e stagionale.

  • SAMONIOS (ottobre/novembre): Caduta di semi
  • DUMANNIOS (novembre/dicembre): Le profondità più scure
  • RIUROS (dicembre/gennaio) : Tempo freddo
  • ANAGANTIOS (gennaio/febbraio): Tempo di star in casa
  • OGRONIOS (febbraio/marzo) : Tempo di ghiaccio
  • CUTIOS (marzo/aprile) : Tempo dei venti
  • GIAMONIOS (aprile/maggio) : Mostra di germogli
  • SIMIVISONIOS (Maggio/giugno) : Tempo di lucentezza
  • EQUOS (giugno/luglio) : Tempo di cavalli
  • ELEMBIUOS (luglio/agosto) : Tempo di reclami
  • EDRINIOS (Agosto/settembre) : Tempo di arbitraggio
  • CANTLOS (settembre/ottobre) : Tempo di canto

È evidente, diranno lo storico, l’antropologo, l’etnologo moderni, si tratti di schematizzazioni di facile accesso mnemonico basate sulle attività agricole e sulla vita campestre di quelle popolazioni che, forse, non avevano nemmeno la scrittura.

Questo errore, tipico dei commentatori alla “Quark”, nasce, come dicevo, dall’aver perso la profonda fusione e l’intima identificazione dell’uomo nei ritmi di un pianeta che, ormai, è solo un parcheggio senza custodi, una semplice terra di conquista e sopravvivenza.

In realtà, dobbiamo “entrare” nel significato di quelle definizioni e cercare di recuperare l’autentica pletora di modalità interpretative che esse avevano.

 Vado verso la natura per essere cullato e guarito, e avere i miei sensi messi in ordine.

John Burroughs

Il calendario agricolo, con le varie attività che la terra richiede nel corso dei mesi, era perciò un’estensione del ritmo spirituale stesso della vita e dell’uomo.
Non si tratta, quindi, di cose mistiche o riservate a determinate caste sacerdotali bensì di una comunione di esistenza che non faceva alcuna distinzione perché da tutti sentita e vissuta.

Ecco allora che l'”oscurità profonda” alla quale veniva associato il mese di Novembre, per fare un esempio, rappresenta anche l’inizio del riposo interiore che coinvolge l’energia della terra e lo spirito degli uomini; la rigenerazione nascente dalla profonda introspezione, dal raccogliersi in se stessi, dall’elaborazione delle cose vissute che solo un buio profondo, non distraente, può darci.

Oppure il “tempo dei germogli”, ovvero Aprile, è la rappresentazione del seme nato nei mesi oscuri e della vita alla quale lentamente si apre. Ma, chiaramente, non è solo da intendersi come vita vegetale: questo è, diciamo così, “l’approccio ordinario” ad un mese; poi c’è “l’approccio straordinario” ed allora è di grande interesse domandarsi cosa sono i “germogli” scelti come simbolo per il mese di Aprile.
Senza scivolare in luoghi comuni di facile astrazione più o meno mistica, è il “senso del germoglio”, ed il suo simbolismo magico, che vanno recuperati.

Questo è il percorso che dovremmo fare quando ci avviciniamo all’anima di popoli, come i Celti, che dimorano nel profondo della nostra storia, e quindi anche in noi, ma dei quali non siamo più in grado di comprendere il linguaggio.

Un esempio che può costituire la riprova di quanto fin qui affermato è la definizione scelta per designare il mese di Settembre, chiamato “Cantlos“: “tempo delle canzoni”.
Perché quelle genti scelsero proprio l’atto del cantare per designare il mese di Settembre quando potevano, invece, ispirarsi al grano maturo, al’ uva o ad altri aspetti più propriamente agricoli di quel periodo dell’anno?
La risposta non può essere che una: l’uomo colse allora lo “spirito di gioia” che la terra stessa emanava con la sua completa floridezza, con la dorata maturità dei suoi frutti… In altre parole, si cantava la “rotonda maturità della terra”.

Samonios si riferisce alla caduta delle noci e dei gusci in autunno; da novembre ad aprile i nomi dei mesi sono appropriati alla stagione mentre Giamonios si riferisce al germogliare dei semi, Simivisonios viene quando il sole è allo zenit e l’aria è particolarmente limpida, Equos è il periodo adatto per viaggiare e fare visite, Elembiuos è il periodo in cui le tribù si radunano per Lughnasadh e le fiere della mietitura, dove si combinano matrimoni e si presentano casi ai giudici, Edrinios è il tempo in cui le richieste sono esaminate e i giudizi dati, Cantlos infine è il mese in cui i poeti terminano il loro giro del paese e si sistemano in luoghi designati per svernare.

Insomma, attività agricole imprescindibili da una “coltivazione” parallela, profonda ed intima che faceva della vita dell’uomo un tutt’uno con quella della terra e delle stagioni che scandivano lo scorrere del tempo.

Photo Credits: .bella. | Flirck

E, si badi bene, tutto ciò non è solo idilliaco ed utopistico vagheggiare di mondi sereni e bucolici, tutt’altro.
La vita era anche sofferenza, durezza, privazioni e morte. Ma nella rappresentazione dei mesi, quei popoli scelsero gli aspetti che potessero anche ricordare quel “pulsare parallelo”..

Ora io vedo il segreto per la creazione delle persone migliori. È crescere all’aria aperta e mangiare e dormire con la terra.

Walt Whitman

Fonti: edicolaweb  | celticwolrd.it


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