di Daniela Libanori
Un giorno, il cavallo di un contadino cadde in un pozzo, non riportò alcuna ferita ma non poteva uscire da lì con le sue proprie forze. Per molte ore l’animale nitrì fortemente, disperato, mentre il contadino pensava a cosa avrebbe potuto fare.
Finalmente il contadino prese una decisione crudele: pensò che il cavallo era già molto vecchio e non serviva più a niente e anche il pozzo ormai era secco ed aveva bisogno di essere chiuso in qualche maniera. Così non valeva la pena sprecare energie per tirarlo fuori dal pozzo.
Allora chiamò i suoi vicini perché lo aiutassero a interrare vivo il cavallo. Ciascuno di essi prese una pala e cominciò a gettare della terra dentro il pozzo. Tuttavia, con sorpresa di tutti, dopo che ebbero gettato molte palate di terra, il cavallo si calmò.
Il contadino guardò in fondo al pozzo e con sorpresa vide che ad ogni palata di terra che cadeva sopra la schiena, il cavallo la scuoteva, salendo sopra la stessa terra che cadeva ai suoi piedi. Così, in poco tempo, tutti videro come il cavallo riuscì ad arrivare alla bocca del pozzo, passare sopra il bordo e uscire da lì, trottando felice.
Il cavallo siamo noi, il pozzo è un momento buio della vita, la terra gettata addosso sono i nostri problemi. Quando ci troviamo nel pozzo ci sembra di non aver scampo, non aver vie di uscita… vediamo nero e come se non bastasse si susseguono problemi uno dopo l’altro che appesantiscono la situazione già difficile.
A questo punto solitamente è di due tipi il comune agire umano: reazione o passività.
La questione non è quello che gli altri non stanno facendo o che dovrebbero fare. La questione è la risposta che hai scelto di adottare in quella data situazione e ciò che tu potresti fare per migliorare le cose. Se inizi a pensare che il problema sia “fuori” di te, fermati. Il problema è proprio quello stesso pensiero.”
– S. R. Covey
La reazione porta alla rabbia, verso qualcuno, qualcosa, il mondo.. il dito è sempre puntato all’esterno.. la rabbia porta al giudizio costante, all’inveire, al consumo inappropriato della nostra forza ed energia.. la colpa della situazione è un destino avverso.. gli altri non sono capaci di far nulla se non solo di peggiorano le cose..
La passività porta al vittimismo, al piangersi addosso, a non fare nulla tanto ormai… alla depressione, alla perdita di fiducia totale nella vita e in se stessi, a sopprimere la nostra forza e la nostra energia… la colpa è di un destino avverso contro cui nessuno può niente..
In entrambi i casi siamo in fase di sopravvivenza.. in entrambi i casi ‘subiamo’ una situazione che sembra nessuno possa cambiare.. E qui arriva la lezione del cavallo di questo tutt’altro che banale racconto zen..
Tra lo stimolo e la risposta c’è la libertà di scelta
– S. R. Covey
Il cavallo nel pozzo sceglie.. sceglie di non reagire (rabbia) e non essere passivo (vittima). Imprigionato nel pozzo esce dalla dualità della mente, e sceglie di essere proattivo.
Agisce con consapevolezza e responsabilità, non cerca di evitare l’accadimento, ma accetta la situazione e trova così un modo per facilitare la sua conclusione. La forza mentale non è focalizzata sul problema, ma il focus è in toto sulla soluzione del problema. Con l’energia vitale indirizzata diventa co-creatore del suo destino. Prende lui le ‘redini in mano’ e agisce modificando la realtà in cui si trova.
Scrollandosi di dosso le palate di terra, compie un atto magico-alchemico, e trasforma il piombo in oro.. la terra in gradini, ciò che poteva seppellirlo, in ciò che lo porta in cima.. la sentenza di morte dell’agire del contadino, in ciò che gli salva la vita..
..questa è l’illuminazione: giorno dopo giorno, problema dopo problema. C’è una domanda e c’è una risposta. Non c’è altro…
– Lama Gangchen
Il segreto per uscire dai nostri pozzi è questo.. ci vuole coraggio, consapevolezza, responsabilità, calma, concentrazione.. prendi le redini della tua vita.. non lo può fare nessun altro al tuo posto.. diventa alchimista .. crea e diventa padrona/e del tuo destino.. esci dal pozzo e torna libera/o..