Daimon, Favole di potere

La Cerva, la Figlia e il Demone della Disperazione

– Come hai fatto a liberarti dal demone della disperazione? – domandò il Maestro.
– L’ho ucciso, credo- risposi.
– Hai ucciso il demone?”
– L’ho ucciso, mi pare.”

Il Maestro abbassò lo sguardo e lo tenne fisso sulla trama del tappeto per un’eternità intera.

“ Se hai ucciso, hai ucciso una parte di te”.
“ Di me?”
“ Di te. Noi siamo i nostri demoni e se li uccidiamo è perché non abbiamo capito. Sai com’era il mio demone? Era terrificante. Grande, copriva il cielo. Devastante come la peggiore arma daguerra, cattivo come un esercito di Satana, perfido come la peggiore delle anime. Era la morte, era un giardino dopo il passaggio di milioni di cavallette, arido come il più grande dei deserti,carico di fulmini come un uragano, potente come il più grande dei mari, devastante, come solo il dolore sa essere.

Ricordo che tentai in ogni modo di ucciderlo. Cercai i Maestri fin oltre l’universo, perché mi dicessero in che modo potessi farlo, ma nessuno mi rispose, nessuno.

Una notte mi nascosi in una grotta profonda, decisa ad ucciderlo o a morire.

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Credits photo: Adrienne Mcnellis Photographer

Lui arrivò, mi cercava. Lo osservavo da un punto nascosto, non mi aveva ancora visto. Proprio nel momento in cui stava per volgere lo sguardo nella mia direzione, una cerva che si era rintanataper partorire il suo cucciolo, fece sentire il suo leggero bramito di dolore…. Lui volse lo sguardo, la vide. Il cerbiatto non nasceva, forse era messo male, la cerva era condannata, sarebbemorta senza riuscire a far nascere il capriolo e anche il piccolo sarebbe morto.

Si dimenticò di me, si diresse verso la cerva.

Allungò le sue mani scheletriche verso l’animale che si ritrasse, aveva paura di lui.

Ma lui, cominciò un canto, uno strano canto fatto solo di suoni ed era il canto più bello che avessi mai sentito.

Accarezzò la cerva che si rilassò e accettò l’aiuto. Vidi quelle orribili mani muoversi con la Dolcezza che solo l’Amore conosce, vidi nascere il capriolo, vidi la cerva che leccava quelle maniche puzzavano di dolore e vidi il demone sorridere. Il canto si interruppe e lui fece un respiro profondo. Non aspettai che mi scovasse, uscii dal mio nascondiglio e gli andai davanti.

Mi inginocchiai ai suoi piedi, certa della morte, ma decisa a morire, perché non sarebbe stato il Dolore ad uccidermi, ma l’Amore. Avevo capito.

Lui mi accarezzò la testa, proprio come aveva fatto con la cerva e disse una sola parola. Disse: “FIGLIA”, ma lo disse con una potenza che non saprò mai scordare.

Volse le spalle e andò via, non tornò mai più. Vengono a trovarmi i suoi fratelli, il Perdono, la Comprensione, l’Illusione, la Bellezza, l’Arco dei colori….. capii che i demoni li creiamo noi quando non amiamo noi stessi, quando non riusciamo a sentire che siamo solo una parte del tutto e che possediamo tutti i fratelli dei demoni e degli angeli.

Se hai ucciso, hai ucciso una parte di te e ti sei condannato a cercare un altro demone e a riuscire ad amarlo, altrimenti non avrai mai più disperazione, è vero, ma non conoscerai mai piùl’Amore e ti condannerai a fuggire da te stesso”.

Guidata da queste presenze invisibili, l’anima si appresta a seguire il nuovo destino indicatole dalla legge del karma, accompagnata dal suo daimon. E tutto si ripeterà di vita in vita, di trapasso in trapasso, finché l’anima non si renderà conto che tutto – i demoni bianchi e neri, il signore della morte, il suo stesso sé – non è che un’illusione.

Fonte:  Cammini di Luce


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